La mia prima e unica volta in Tunisia risale all’estate dei diciotto anni.
Prima di allora le vacanze estive avevano sempre avuto il sapore della riviera romagnola. Con la sabbia dorata su cui svettano file di ombrelloni a perdita d’occhio, le camminate sul bagnasciuga, i tuffi in piscina. L’attesa scelta del menù per il giorno successivo in hotel, i gelati e le passeggiate serali sulla passerella di legno lungo mare.
I villaggi turistici erano per me un mondo nuovo e sconosciuto. Con gli infiniti buffet costituiti da piatti provenienti dalle più diverse cucine, l’animazione e l’intrattenimento quotidiani. La diversa architettura e le molteplici piscine con tanto di bar per poter sorseggiare un cocktail direttamente in acqua.
E poi la sabbia bianca e il mare cristallino, dalle magnifiche sfumature azzurre.
Una tipologia di vacanza decisamente diversa da quelle sperimentate fino a quel momento. Un primo sentimento quasi di estraneità, una mancanza di punti di riferimento.
La meta scelta era Mahdia. Mahdia è una città costiera, all’estremità meridionale del golfo di Hammamet. In passato era un importante nodo del commercio marittimo, e vi fiorirono anche gli studi, tra cui la medicina, la letteratura e la poesia.
Per la sua posizione era conosciuta col nome di Cap Africa.
Tra le sue attrazioni troviamo la porta oscura, Skifa el Kahla, simbolo d’ingresso alla città e la fortezza Borj el Kebir, che vanta una stupenda terrazza panoramica da cui ammirare il mare. Uscendo dalla medina il porto dei pescatori appare in tutta la sua vivacità, con locali e ristoranti dove trascorrere qualche ora in compagnia.
Infine, altri due luoghi importanti sono il faro e, scendendo verso la punta della penisola, il cimitero marino. Quest’ultimo, collocato ai piedi di una collina, ha un che di poetico, con le sue lapidi bianche che si estendono fino al mare.
A Mahdia, la città delle due lune, così chiamata per via delle due baie tra cui sorge, il tempo sembra essersi fermato, contribuendo a donarle un fascino unico.
Anche in spiaggia le alternative per passare il tempo non mancano. Dai giri in barca, ad attività più adrenaliniche come il famoso banana boat o il parasailing, che permette di librarsi in aria ammirando il panorama sotto di sé.
A Tunisi ho invece potuto sperimentare una tipica cena tunisina, con a seguire uno splendido spettacolo di luci che coloravano il buio della notte.
La Tunisia mi ha regalato il mio primo assaggio d’Africa. Permettendomi non solo di mettere piede in un nuovo continente, ma costituendo una sorta di spartiacque tra le vacanze della mia infanzia, di cui conserverò sempre un nostalgico ricordo, e i viaggi che avrebbero cominciato a prendere forma negli anni successivi.
Da quella vacanza in Tunisia è passato molto tempo, durante il quale ho viaggiato in tutti e cinque i continenti, scoperto nuove culture, assaggiato cibi di ogni parte del mondo. Ma nonostante tutte le meraviglie che i miei occhi hanno avuto la fortuna di ammirare, nel cuore conserverò sempre il ricordo delle mie prime vacanze italiane. E l’eccitazione di quel primo volo verso un luogo che in quel momento sembrava così lontano.
L’ultimo giorno, arrivati all’alba all’aeroporto di Monastir, ho ammirato il cielo tingersi di rosa, consapevole che fosse arrivato infine il tempo di salutare la Tunisia, una terra dai mille volti.